Carlos Casas
End
25.06 – 01.08.2010
Mostra Passata
End è un’opera dedicata ai luoghi remoti del pianeta, un requiem visivo per le terre estreme, un percorso nelle periferie più distanti dalla civilizzazione là dove persone e ambiente si fondono fra loro. End è una ricerca sull’immagine e l’immaginario della fine.
Presentata in anteprima mondiale e realizzata appositamente per HangarBicocca nel quadro del più ampio progetto Terre Vulnerabili, End è un’installazione video che riattraversa nella sua interezza tutti i materiali audiovisivi raccolti da Carlos Casas lungo la realizzazione delle trilogia di film End. L’installazione è stata inoltre trasformata in live media e suonata dal vivo per una serata speciale dopo la sua inaugurazione. L’installazione si presenta come una tripla proiezione su due lati, composta di un’unica opera pensata per tre schermi su un lato e di tre proiezioni per uno schermo singolo sull’altro. L’installazione video per tre schermi – basata interamente su materiale inedito – riassembla immagini e suoni esplorando inedite soluzioni narrative e differenti di visione dei materiali, cercando di mettere in crisi la visione impositiva del dispositivo cinematografico, con le sue durate obbligate e di sfuggire alla sola esperienza contemplativa. Sul lato opposto invece, sono presenti uno dietro l’altro i “fieldwork” realizzati in Patagonia, Uzbekistan e in Siberia, montati secondo un processo aleatorio che rende l’intera installazione mai uguale a se stessa lungo la durata di tutta la mostra.
Carlos Casas (Barcellona, 1974) è filmmaker e artista visivo ed il suo lavoro è un crossover tra film documentari, cinema, arti visive e musica. Basandosi sull’idea guida di registrazione audio e visiva sul campo, Casas esplora con foto, installazioni, film e progetti audio, gli ambienti estremi (geograficamente, psicologicamente o socialmente) del pianeta concentrandosi sull’esperienza transculturale. Dopo l’ingresso a Fabrica nel 1998 ha realizzato (prodotto da Marco Muller) il corto Afterwords, presentato al festival di Venezia e a quello di Rotterdam. Rocinha. Daylight of a favela (2003) è il suo primo documentario di 52’, girato nella più estesa favela di Rio de Janeiro a cui segue, l’anno successivo, il primo episodio di End, una trilogia di lavori dedicati al vivere in situazioni estreme e remote sulla terra*: Aral. Fishing in an invisible sea, è lo straordinario racconto sulla vita delle tre generazioni di pescatori sul lago di Aral. Il film ha vinto il premio come miglior documentario al Torino Film Festival nel 2004, è stato selezionato al Rotterdam film festival, a Visions du reel di Nyon, a One World Prague e a Documenta Madrid dove ha conseguito la menzione speciale della giuria. Nel 2005 ha concluso Solitude at the end of the world, film risultato della sua ricerca in Patagonia, che ha ottenuto il premio speciale della giuria al Buenos Aires International Film festival nel 2006. La trilogia di film, dedicata di fatto alle condizioni ambientali del pianeta, si è chiusa con il più recente progetto sulla Siberia, premiato come miglior documentario al Mexico International Film Festival FICCO 2008.
Carlos Casas, che fra le altre cose guida l’etichetta musicale e audiovisiva Von Archives insieme all’artista Nico Vascellari, nutre uno speciale interesse per il suono e per i paesaggi sonori. Parallelamente ai film Casas realizza infatti una serie di Fieldworks (video monocanale o installazioni tratti durante sopralluoghi o pause di ripresa per i suoi film) e presenta le sue opere rivisitate sotto forma di live-media, cioè con proiezioni e musica dal vivo.
Attualmente Casas lavora ad un film sul cimitero degli elefanti sul confine tra India e Nepal, di cui ha presentato un’anticipazione durante il festival internazionale Netmage di cui ha inoltre realizzato l’immagine coordinata.
carloscasas.net