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L’artista e filmmaker thailandese Apichatpong Weerasethakul presenta Primitive, progetto avviato nel 2009 ed esposto nella sua interezza in un allestimento appositamente concepito per gli spazi di HangarBicocca. Nel buio quasi totale dello Shed, lo spettatore è immerso in un’atmosfera magica e misteriosa evocata da immagini che alternano luce e ombra, videoclip e documentario, narrazione e silenzio totale, realtà e finzione, passato e futuro.
Il racconto del regista parte da Nabua, villaggio nord-thailandese protagonista di tragiche repressioni e assedi da parte dell’esercito di Stato tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, la cui storia è ri-pensata e re-immaginata coinvolgendo i giovani del luogo – discendenti dei dissidenti di un tempo – con i quali l’artista ha vissuto e lavorato per alcuni mesi nell’estate 2008. Culmine di questa esperienza di condivisione è la creazione di una navicella, opera d’arte partecipata nella quale la vitalità dei ragazzi si fonde con la visionarietà dell’artista. Il termine primitive può evocare così un doppio significato: da un lato il desiderio primordiale dell’uomo di tornare alle origini, dall’altro, in una sfumatura più politica, lo stato primitivo cui spesso sono costrette le popolazioni da parte dei governi e dell’establishment.
Le opere di Apichatpong Weerasethakul non presentano una struttura narrativa lineare, ma si sviluppano come apparenti documentari che si trasformano continuamente in racconti onirici: si passa da lunghe riprese dettagliate di un luogo o di un personaggio a situazioni nell’ordine del surreale, come l’apparizione improvvisa di un fantasma. Incroci inaspettati che in parte riflettono il modo di vivere della Thailandia rurale, tuttora fondato su antiche credenze animistiche, su leggende e superstizioni, sull’inesistenza di una netta linea di demarcazione tra realtà concreta e dimensione spirituale.
Apichatpong Weerasethakul nasce a Bangkok (Thailandia) nel 1970. Cresciuto a Khon Kaen, dove studia Architettura, si specializza in film-making alla School of the Art Institute di Chicago. Ormai considerato un regista di culto, Apichatpong Weerasethakul è l’autore che più ha influenzato l’ultima generazione di giovani cineasti indipendenti e artisti visivi soprattutto grazie al particolarissimo stile basato su movimenti di camera interni all’inquadratura e sull’originale immaginario legato alle leggende ancestrali della sua terra, la cui memoria è recuperata al fine di riflettere su questioni personali, politiche e sociali della Thailandia odierna.
Apichatpong Weerasethakul ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali il premio della Giuria al Festival di Cannes nel 2004 per Tropical Malady e la Palma d’Oro per Uncle Boonmee Who Can Recall his Past Lives nel 2010. Nello stesso anno Syndromes and a Century è dichiarato Miglior Film del decennio in occasione del celebre The Best of the Decade: An Alternative View organizzato dalla Cinemathèque del Toronto International Film Festival, classifica che coinvolge ogni anno i più celebri direttori di cineteca, critici, studiosi e curatori del mondo. Apichatpong Weerasethakul è stato inoltre il primo artista a ricevere il Fine Prize dal 55° Carnegie International e nel 2012 ha partecipato a dOCUMENTA(13) a Kassel. Le sue opere sono state esposte in importanti musei nel mondo tra i quali La Haus der Kunst di Monaco, il New Museum di New York e il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.
Per saperne di più:
kickthemachine.com
animateprojects.org
Primitive, 2009, di Apichatpong Weerasethakul. Commissionato da Haus der Kunst, Munich con FACT (Foundation for Art and Creative Technology), Liverpool e Animate Projects, London. Prodotto da Illuminations Films, London e Kick the Machine Films, Bangkok