Mostra Permanente

Fausto Melotti

La Sequenza

L’ingresso alle mostre è gratuito e la prenotazione online garantisce l’accesso prioritario nella fascia oraria prescelta.

Fausto Melotti (Rovereto, Trento, 1901 – Milano, 1986), artista, scrittore e teorico, è una delle figure di spicco della scena culturale del Novecento italiano e milanese. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettrica presso il Politecnico di Milano, Melotti decide di dedicare la sua vita alla scultura. Il suo percorso artistico si intreccia per oltre cinquant’anni con quello dei più grandi artisti, intellettuali, architetti e designers del suo tempo: da Fortunato Depero a Lucio Fontana, da Gio Ponti a Italo Calvino.

I principi ispiratori dell’opera di Melotti sono l’architettura dei Greci, la pittura di Piero della Francesca e la musica di Bach, massimi esempi di “arte esatta” e di “una forma mentismatematica”, che l’artista e scultore traduce in opere dapprima rigorose e astratte, più tardi percorse da elementi narrativi, in una continua ricerca di una dimensione leggera e luminosa.
Menzionata per la prima volta sulle pagine della Rivista Pirelli nel dicembre 1971, La Sequenza fu realizzata nel 1981 per la grande retrospettiva al Forte del Belvedere (Firenze). Dopo il restauro del 1991 per una mostra a Villa Arconati a Bollate (Milano), nel 2010 la scultura è stata donata dalla Fondazione Fausto Melotti e collocata all’ingresso nel giardino esterno di Pirelli HangarBicocca, ad accogliere il visitatore come una simbolica soglia, momento di passaggio all’arte contemporanea attraverso l’eredità culturale di un grande maestro del recente passato.
L’opera – una composizione di moduli identici costituita da tre livelli di profondità secondo un’alternanza di linee, di pieni e di vuoti che rende impossibile coglierla con un unico sguardo – rappresenta il culmine della ricerca dell’artista, di una scultura moderna anti-celebrativa e anti-monumentale. Ne La Sequenza è possibile ritrovare i temi cari a Melotti: lo spazio teatrale percorribile in profondità, dato dalle diverse “quinte” che si aprono l’una dopo l’altra; il concetto di modulazione – elemento razionale che nasce dal ritmo e dallo studio delle proporzioni – contrapposto a quello di modellazione – elemento soggettivo e irrazionale proprio delle sculture tradizionali; quello di tema e variazioni – elemento musicale per eccellenza – che nasce dall’alternanza di volumi positivi e negativi; infine l’elemento architettonico dato dalle dimensioni della scultura e dal ritmo delle lastre di Corten che appaiono quasi come colonne di una costruzione classica o razionalista.
Fausto Melotti si laurea in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano nel 1924, si diploma in pianoforte, studia scultura a Torino con Pietro Canonica, si iscrive poi all’Accademia di Brera, dove è allievo di Adolfo Wildt, conseguendo il diploma nel 1928. Nel 1935 aderisce al gruppo degli astrattisti milanesi della Galleria del Milione partecipando alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino. Negli stessi anni prende parte anche al movimento francese Abstraction–Création, fondato a Parigi nel 1931 tra gli altri da Herbin, Vantongerloo e Arp. Nello stesso anno si inaugura alla Galleria del Milione la sua prima personale.
Nel dopoguerra si dedica alla produzione di ceramiche, ottenendo un grande successo testimoniato dai numerosi premi vinti. L’esposizione delle sue opere alla Biennale di Venezia nel 1966 e alla Galleria Toninelli di Milano nel 1967 ripropone il suo nome all’attenzione del pubblico e in particolare dei giovani. Da questo momento in poi innumerevoli saranno le esposizioni personali, in musei di primo piano in Italia e all’estero. Nel 1973 consegue l’importante Premio Rembrandt, e nel 1977 il Premio Biancamano. Non solo scultore, ma anche poeta e scrittore, Melotti pubblica con la casa editrice Adelphi le due raccolte di scritti Linee (1975) e Linee, Secondo Quaderno (1978).
Muore a Milano il 22 giugno 1986 e subito dopo la 42° Biennale di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria. Il Museo MADRE di Napoli nel 2012 ha presentato una sua importante retrospettiva.