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Evento Public Program
Dineo Seshee Bopape
Born in the first light of the morning [moswara’marapo]
26 Gennaio 2023 – Ore 18.30
Quale memoria si conserva nelle pietre, nell’acqua e nella terra?
Con Lucrezia Cippitelli, Fedoua El Attari e Cheikh Fall, Marie Moïse
Quale memoria si conserva nelle pietre, nell’acqua e nella terra? è un appuntamento del Public Program in occasione del finissage della mostra “Born in the first light of the morning [moswara’marapo]” di Dineo Seshee Bopape (visitabile fino al 29 gennaio 2023).
La serata si articola in tre momenti, sviluppati attraverso l’intervento di quattro ospiti: la curatrice e studiosa Lucrezia Cippitelli, la poetessa Fedoua El Attari accompagnata dal musicista Cheikh Fall e la scrittrice Marie Moïse.
L’appuntamento – il cui titolo riprende una frase dell’artista – approfondisce alcuni dei temi della poetica di Dineo Seshee Bopape quali l’idea di memoria individuale e collettiva, l’identità e la storia. Attraverso tre voci provenienti da ambiti diversi, l’evento si sofferma sulla trasmissione della memoria attraverso elementi naturali come l’acqua e la terra, e l’utilizzo della parola e del suono come strumenti di cura.
Programma:
Ore 18.30: Passeggiata in mostra con Lucrezia Cippitelli. Percorso guidato in dialogo con le opere della mostra.
Ore 19.30: Reading di Fedoua El Attari con accompagnamento musicale di Cheikh Fall. L’autrice legge il proprio testo poetico inedito La crepa dell’acqua con accompagnamento di Kora, strumento tradizionale africano.
Ore 20.15: Reading con Marie Moïse. Lettura del racconto Abbiamo pianto un fiume di risate tratto dall’antologia Future. Il domani narrato dalle voci di oggi (Effequ, 2019).
Appuntamento a ingresso gratuito su prenotazione.
Ingresso dalle ore 17.30.
Lucrezia Cippitelli (PhD), studiosa e curatrice, co-direttrice di Arthub.
È stata direttrice artistica di Ateliers Picha (Repubblica Democratica del Congo, 2019-2022), il programma educativo a lungo termine e site-specific di Picha (l’organizzazione guidata da artisti che gestisce la Biennale di Lubumbashi) e curatrice della 7a Biennale di Lubumbashi. Recentemente è stata coautrice del libro Colonialità e Culture Visuali in Italia (Mimesis, 2021). È docente di Estetica all’Accademia di Brera, Milano e ha recentemente curato la mostra Sammy Baloji. K(C)ongo, Fragments of Interlaced Dialogues. Subversive classifications (Gallerie degli Uffizi, Firenze, 2022) e Georges Senga, Comment un petit chasseur païen devient prêtre catholique (Museo delle Civiltà, Roma, 2022).
La sua ricerca e la sua pratica curatoriale si concentrano sull’educazione radicale, la cultura DIY, la site-specificity e il collettivismo, con particolare attenzione alle epistemologie del Sud globale.
Fedoua El Attari è poetessa e curatrice culturale. Si occupa inoltre di attività didattiche laboratoriali, curatela di incontri socioculturali e letterari, scrittura e lettura ad alta voce. Per questo appuntamento la poetessa ha composto un testo originale come parte della sua pratica di Poe Terapy, la parola come cura all’ascolto, basata sull’idea di poesia come mezzo empatico di conoscenza, condivisione, denuncia e libertà. Per questa occasione Fedoua El Attari ha scritto un testo poetico partendo dalla visione della mostra di Dineo Seshee Bopape, dal titolo La crepa dell’acqua.
Cheikh Fall, musicista senegalese di Dakar e maestro di Kora, approfondisce i suoi studi con il maestro Amadou Fall, korista di Babà Maal, e in seguito, con il maestro Soriba Kouyate, virtuoso di questo strumento, che collabora con musicisti come Peter Gabriel, Youssou Nour, Salif Keita e Paolo Fresu.
Nel novembre 2011 collabora al progetto musicale interculturale “Kora Beat”. L’intenzione è quella di sviluppare le potenzialità della Kora, fondendo i ritmi e i suoni africani con strumenti occidentali quali il sax, la batteria e il basso elettrico, dando vita ad atmosfere musicali afro jazz, blues, latin e reggae.
Nel luglio 2015 esce il suo primo disco solista con il progetto Kora Beat “Afrique Unite” e nel 2019 il suo secondo lavoro discografico “Yakar”.
Marie Moïse è docente di studi di genere e decoloniali alla Stanford University di Firenze e co-conduce un laboratorio di giornalismo femminista all’Università Ca’Foscari di Venezia. Italo-haitiana, Phd in Filosofia politica, Moïse fa ricerca, divulgazione e attivismo in ambito femminista e antirazzista. In collaborazione con diverse istituzioni e progetti culturali conduce workshop di scrittura, autocoscienza e produzione di sapere collettivo sui temi della cura, della violenza e della colonialità. Traduttrice, ha di recente lavorato all’edizione italiana di Da che parte stiamo. La classe conta di Bell Hooks (Tamu, 2022) e di Pleasure Activism. La politica dello stare bene di Adrienne Maree Brown (Nero Editions, 2022). È co-autrice di Future. Il domani narrato dalle voci di oggi (Effequ, 2019).