Public Program/
Apichatpong Weerasethakul
I film scelti da Apichatpong Weerasethakul
14 Marzo 2013 – Ore 21.00
I film scelti da Apichatpong Weerasethakul è il quarto appuntamento di HB Public dedicato ai film selezionati dagli artisti di HangarBicocca: uno strumento particolarmente importante in occasione della mostra Primitive, il cui autore è sia regista di corti e di lungometraggi, sia artista visivo che utilizza le immagini in movimento come linguaggio delle sue installazioni. Formatosi sul cinema di genere thailandese, arricchitosi con quello indipendente e sperimentale americano e con la tradizione di Fellini e Pasolini, Apichatpong Weerasethakul è ormai considerato un autore di culto, in grado di influenzare le giovani generazioni di cineasti e di artisti visivi.
I film scelti da Apichatpong Weerasethakul ripercorrono alcune delle influenze cinematografiche più importanti della formazione dell’autore e alcune delle tematiche che ritroviamo nel suo lavoro: in The Conversation e Heart of Darkness: a Filmmaker’s Apocalypse troviamo l’omaggio alla capacità del regista americano Francis Ford Coppola di raccontare vicende di forte portata politica con un linguaggio onirico e visionario, ma anche la metafora della natura come oscura frontiera dove cercare il “primitivo” che è in noi. Un tema che ricompare, in una versione romanzata di grande successo commerciale, in The Emerald Forest, altra metafora del viaggio alla ricerca di se stessi, passando per Love Streams dell’ultimo Cassavetes che propone allo spettatore un’acuta indagine sulle dinamiche amorose, per concludere con Goodbye, Dragon Inn, tributo di Tsai Ming-Liang al Cinema e al culto della visione.
Dal 14 marzo al 25 aprile 2013, il giovedì alle ore 21
Ingresso libero fino a esaurimento posti
In collaborazione con Fondazione Cineteca Italiana
Giovedì 14 marzo
The Conversation (La conversazione)
Regia e sceneggiatura: Francis Ford Coppola; interpreti: John Cazale, Allen Garfield, Gene Hackman; lingua: inglese; sottotitoli: italiano
USA, 1974, colore, 113’
Giovedì 28 marzo
Love Streams (Scia d’amore)
Regia: John Cassavetes; interpreti John Cassavetes, Gena Rowlands, Diahnne Abbott; lingua: italiano
USA, 1984, colore, 141’
Giovedì 4 aprile
Heart of Darkness: a Filmmaker’s Apocalypse
Regia e sceneggiatura: Fax Bahr, George Hickenlooper; interpreti Francis Ford Coppola, Marlon Brando, Dennis Hopper; lingua: inglese; sottotitoli: italiano
USA, 1991, colore, 96’
Giovedì 18 aprile
The Emerald Forest (La foresta di smeraldo)
Regia: John Boorman; interpreti Powers Boothe, Estee Chandler, Meg Foster; lingua: inglese; sottotitoli: italiano
USA, 1985, colore, 114’
Giovedì 25 aprile
Goodbye, Dragon Inn
Regia: Tsai Ming-Liang; interpreti Lee Kang-Sheng, Chen Shiang-Chyi, Kiyonobu Mitamura; lingua: taiwanese; sottotitoli: italiano
Taiwan, 2003, colore, 82’
SINOSSI DEI FILM IN RASSEGNA
The Conversation (La conversazione)
Interpretato da uno straordinario Gene Hackman, Harry Caul è un investigatore privato di San Francisco specializzato in sorveglianza e intercettazioni che cerca ossessivamente di proteggere la sua stessa privacy non solo per deformazione professionale. Palma d’Oro a Cannes e Miglior Film agli Oscar nel 1975, pietra miliare nella filmografia di Francis Ford Coppola, The Conversation esce nelle sale qualche mese prima della sentenza sul Water Gate trasformandosi inaspettatamente in una riflessione sullo scandalo Nixon e sulle relative implicazioni mediatiche e sociali. Un interessante thriller che, sotto forma di dramma psicologico in anticipo sui tempi, propone un finale aperto che lascia lo spettatore sospeso in un’inquietudine neanche troppo latente suscitata soprattutto dall’avvilimento e dall’ansia del protagonista.
Love Streams (Scia d’amore)
Robert e Sarah Harmon, fratello e sorella, sono profondamente diversi tra loro, soprattutto in amore. Il primo, scrittore di romanzi erotici, conduce un’esistenza decadente tra fumo, alcol, brevi relazioni con donne sempre diverse e un figlio dodicenne cui insegna a bere. Sarah esce invece da un divorzio in seguito al quale le è stato negato l’affidamento della figlia adolescente Debbie. Tratto dall’omonima pièce teatrale di Ted Allan (1980), il penultimo film dell’attore e regista John Cassavetes, cui erano stati diagnosticati pochi mesi di vita, è una sorta di testamento spirituale: “Love is a stream. It’s continuous. It doesn’t stop” sentenzia Sarah cercando di spiegare razionalmente l’attaccamento nei confronti del suo ex marito, sintetizzando un’impietosa quanto onesta analisi dell’amore, una ricerca sulle possibili dinamiche e declinazioni di un sentimento che non si può fermare né evitare perché insito nella natura umana.
Heart of Darkness: a Filmmaker’s Apocalypse
Eleanor Coppola, moglie del celebre regista Francis Ford Coppola, è la voce narrante di un documentario talmente unico nel suo genere da configurarsi come un vero e proprio viaggio negli abissi dell’ego del regista del film-culto Apocalypse Now (1979), liberamente tratto dal romanzo Heart of Darkness (Cuore di tenebra) di Joseph Conrad. Un’occasione da veri cinefili per scoprire attraverso i girati dell’epoca i retroscena di un film tanto desiderato da Coppola quanto osteggiato da fattori spesso inaspettati e involontari – dal clima avverso delle Filippine, all’infarto che colpì il giovane protagonista Martin Sheen, ai capricci di Marlon Brando – che condussero allo sforamento del budget che gettò sul lastrico la Zoetrope, la casa di produzione di proprietà del regista.
The Emerald Forest (La foresta di smeraldo)
Basato su una storia vera, The Emerald Forest racconta la vicenda di Bill Markham, ingegnere statunitense trasferitosi con la famiglia in Brasile per completare una diga la cui costruzione mette in serio pericolo la natura incontaminata del luogo. In seguito al rapimento del figlio Tommy da parte di una tribù del luogo, Bill parte alla ricerca del ragazzo dato ormai per disperso nella foresta amazzonica. Lo ritroverà ben dieci anni dopo ormai totalmente integrato tra gli indigeni e sarà il figlio stesso a salvare la vita al padre ferito innescando dinamiche inaspettate. La contrapposizione fra mondo occidentale e culture autoctone spesso sfruttata dal cinema è accompagnata da una riflessione sul doloroso percorso dell’uomo per riavvicinarsi alla natura, forza misteriosa dalla quale non può prescindere, tredici anni dopo il grande successo di Deliverance (Un tranquillo weekend di paura) che rese il regista John Boorman noto al pubblico.
Goodbye, Dragon Inn
Sospesa in una dimensione senza tempo, la pellicola del taiwanese Tsai Ming-Liang è un omaggio al Cinema e ai suoi luoghi, tanto da essere interamente ambientato nel Fu-Ho Grand Cinema, sala prossima alla chiusura nella quale è proiettato un wuxia, film “cappa e spada” del 1967 intitolato Dragon (Gate) Inn. Movimenti di macchina volutamente rallentati o addirittura assenti descrivono gli spettatori che, come mute presenze spettrali, popolano un cinema vuoto e fatiscente, mentre sullo schermo scorrono veloci le immagini di intrighi e combattimenti che sembrano quasi prendere vita. L’estetica tipica dell’horror è funzionale al racconto di un requiem dedicato a una cultura quasi scomparsa per la quale l’esperienza della visione trascende l’oggetto della stessa.