Terre vulnerabili 3/4

11.03 – 04.05.2011

Mostra Passata

A cura di Chiara Bertola con Andrea Lissoni

Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano (Roger Miller)

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Nicolò Lombardi / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Marcellvs L. / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward / Franz West

Il titolo della terza fase di Terre vulnerabili, “Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano”, rappresenta più un’indicazione di atmosfera, un’accensione, una direzione da prendere mentre si entra nella mostra, provando a tenere in mente che lasciarsi bagnare dalla pioggia significa anche entrare senza protezioni. La suggestione che può quindi fare da ponte fra la seconda e la terza fase di Terre Vulnerabili è lasciarsi pervadere dalle sensazioni e da uno stato che si attraversa e dal quale allo stesso tempo si è attraversati: si tratta di essere consapevoli che in quel momento ci si sta bagnando e cioè che si sta entrando in assonanza con qualcosa di imprevisto e che si decide di non evitare. Non ci sono quindi chiavi interpretative obbligatorie piuttosto l’invito a lasciarsi andare e trasportare dai vuoti e dai pieni, dalle luci e dalle ombre, dagli elementi impercettibili e dalle emozioni, dai suoni delicati e da quelli più forti, come può accadere con l’installazione di Marcellvs L., che ha registra i suoni eterodossi e perturbanti prodotti dal trasporto di un pianoforte a coda sui canali della laguna veneziana e ha preso il posto delle dissonanze create dagli omonimi vasi di ghiaccio ora scomparsi di Elisabetta Di Maggio, che si ritrova nello Shed con una serie di meticolose incisioni sul gesso di Terre. Anche Wax, Relax di Invernomuto inizia a sciogliersi lentamente, mentre dal lato opposto il labirinto di Yona Friedman acquista un piano, rendendosi così ulteriormente disponibile ad accogliere opere degli artisti in mostra, come accade per il ready-made di Margherita Morgantin e per l’intervento di Adele Prosdocimi. Così come Mona Lisa dei Gelitin, anche l’opera di Alice Cattaneo ha cambiato non solo configurazione ma anche luogo. Insieme, ridefiniscono completamente i volumi, i pesi ed il tono delle due navate dell’Hangar, arricchite dalle nuove opere di Massimo Bartolini e di Ludovica Carbotta, che hanno optato entrambi per svilupparsi in verticalità dialogando con l’architettura dello spazio. È la strada intrapresa anche da Franz West, che accende un registro visivo inedito e straniante nella verticalità dell’Hangar sin qui simbolicamente presidiata dalle Torri di Anselm Kiefer.

Foto: © Andrea Rossetti

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